sabato 28 novembre 2009

eccomi

10 giorni di ospedale...
e poi...
e poi?

10 giorni di dolore...di lacrime...ma anche uno squarcio piccolissimo di sereno...
parlare con le infermere, con le oss, farmi un po' coccolare da tutti...
flebo, sangue, lacrime...ma anche tanti tanti abbracci...
10 giorni di ospedale.
e poi?

poi sono arrivata qui.
alla comunità per i disturbi alimentari di gardolo.
i primi giorni, devo dirlo, sono stati durissimi. sono qui da mercoledì...
niente visite nè cellulare se non per un'ora ogni due giorni.
bene.
ma anche male per certi versi.
e poi ilò cibo...oh, dio santo, il cibo. calorie su calorie...mangiare sempre...
è durissima...ora non ho tempo x raccontarvi perchè non possiamo tenere il computer e tra un po' arrivano le operatrici e devo metter via...
ma è veramente dura...
certe volte vorrei morire...
ieri sera a cena ho mangiato TUTTO (una bruschettona mega con pomodoro, formaggio, prosciutto e origano, una mela cotta, insalata) e poi pianto su pianto...e tagli e sangue che cola...
e spesso(oh, quanto spesso!) mi dico che vorrei morire...
ma le persone che ho incontrato sono tutte dei tesori...
se avrò tempo vi racconterò anche di loro...
con il tempo vedrete che riuscirò a raccontarvi tutto...
piano piano...

è dura dover fare 5 pasti al giorno.
è dura pensare che i miei adorati jeans taglia 38 non mi andrano mai più...
ma mi son detta:- Alessia, qui è veramente ora di tirare fuori le palle e di lottare.lottare.un giorno tornerò a scuola, pur continuando a vivere in comunità, un giorno forse guarirò, rivedrò i miei amici, vivrò. un giorno. ho paura ma devo superarla. si, ecco, devo tirar fuori le palle!!!!-
o cazzo devo andare...ci sentiamo...

lunedì 16 novembre 2009

ricovero

solo due parole, per ora, finchè non troverò la forza di spiegare tutto per bene.
venerdì sono andata a visita, mi hanno pesata, 40 chili.
ricovero immediato.
ed ora mi trovo qui all'ospedale, costantemente attaccata ad una flebo di sali minerali e nutrita a più non posso con pranzi cene colazioni merende integratori che mi strapano dal cuore fitte terribili di dolore, fiumi di lacrime, ed urla soffocate nel silenzio di un cuscino.
scusate, per ora non riesco ad aggiungere altro.
sto da culo.
mangio tutto, il mio cervello si spegne e il mio corpo si butta sul cibo, ma dov'è il mio controllo, dov'è la mia vita, la pulce inveisce, grida notte e giorno, ed io sono gonfia ed ingrasso, ed ho paura...
scusate ancora, adesso vado.
pensatemi un po', per favore...io lo faccio tanto con voi...ho bisogno di voi...

mercoledì 11 novembre 2009

GRAZIE


per tutte voi che mi sostenete...
piccole e grandi luci che rischiarano con le loro parole il fondo nero del mio blog...
si, avete capito, proprio voi...
proprio voi che mi incoraggiate, che mi sostenete, che mi consolate, che mi aiutate a crescere, che mi date consigli, che vi incazzate con me, che mi rimproverate, che mi aprite gli occhi, che vi buttate in faccia a me come una luce, intensa, inaspettata, ma non accecante, tanto belle e uniche sono le vostre parole, come il sole di mezzanotte...
per voi tutte che ho incontrato su questa mia strada, che l'avete fatta più leggera, che non mi avete lasciata sola...

spesso non trovo il tempo di commentarvi o la forza -sì, la forza, la disposizione d'animo necessaria- per rispondere alle vostre mail...che giacciono per giorni nel fondo della mia posta, come se non me ne importasse nulla, e invece mi hanno scavato una braccia nel cuore...
spesso non seguo i vostri consigli che pure sono tanto giusti e tanto buoni...
spesso non mi dimostro degna della fiducia che riponete in me...

eppure...

volevo soltanto dirvi GRAZIE.
grazie ragazze, grazie.
non so che cosa farei senza di voi.

oggi Alessia ha fatto qualcosa di buono per se stessa.
non ha assunto più di 350 calorie, è vero, ma si è concessa di coccolarsi con biscottini al caffè, latte e marmellata, con una specie di serenità che non provavo da tempo.
- Mamma, mamma, ho mangiato un cucchiaio di marmellata!Anche se tu non mi avevi costretta a mangiarlo!Sei felice?-. dall'altro capo del telefono lei è felice.
sono solo 350 calorie in tutta la giornata. non bastano a sostenere a lungo un corpo, è vero, ma per oggi sembrano tante, sono tante, sono di più.
e allora va tutto bene così.

oggi Alessia ha scoperto un angolino di speranza.
ha imparato a cucire all'uncinetto, e sogna già in grande: vuole farsi una maglia lunga fino alle ginocchia, senza maniche, con i colori dell'arcobaleno.
pensiero ardito, è il suo primo giorno, chissà se poi lo porterà a termine. probabilmente non ce la farà mai, ma non è detto: anche i 40 chili era convinta di non poterli sperare mai, ed ora praticamente ci è arrivata.
intanto ha un piccolo stupido innocente sogno. qualcosa a cui pensare tra un conto delle calorie e l'altro. qualcosa di nuovo.
aveva tanta voglia di vivere, oggi. così tanta che si è rimessa anche a cucinare. una pizza grande grande per la mamma che ha perso il treno e la sorellina con la febbre.
chissà se è venuta buona, lei ovviamente non ne assaggerebbe un pezzetto nemmeno sotto tortura. però il suo piccolo insulso stupido cuore è stato felice.

felice forse è una parola esagerata. dopotutto oggi ha litigato duramente con sua madre per la colazione, ha urlato, si è presa botte, si è tormentata tormentata tormentata all'infinito, ha tremato e sospirato. eppure...eppure per un momento breve (oh, quanto breve!) ma intenso, ha creduto di avere ancora una speranza.

sa che non ce la potrà fare da sola. sa che anche se è convinta di mangiare sempre di più e di ingrassare sta invece deperendo.
ma poi pensa a voi, ragazze, a voi.
e capisce che non è l'unica dell'universo a fare i conti con l'anoressia.
ecco, l'ha detta, quella parola infame. nel pigiare i tasti le dita esitavano e un brivido percorreva le membra.

venerdì è la chiave di volta, perchè Alessia ha la visita con il primario di pediatria dell'ospedale del capoluogo, e sarà proprio questa visita che deciderà il suo futuro.
ricovero o non ricovero?
non lo sa.
nessuno sa.
Alessia aspetta e ha paura.
ma poi cerca di pensare ad altro. e ripete i suoi ringraziamenti mentali per voi. si ficca un'unghia nel dito, toglie una pellicina, sanguina un po', ripensa alle calorie.
oh, cazzo basta, 300 o 350, che cambia?
pensa all'uncinetto e alla sua maglia che sarà con i colori dell'arcobaleno.
pensa a sua madre che era felice.
al sorriso di sua sorella di fronte a quella pizza uscita dalle sue mani.
è tanto stupida, Alessia.
è una cogliona.
una cacasotto.
una debole.
un'egoista che non merita nulla.
non merita nulla, è vero. ma forse un bocconcino di futuro c'è anche per lei.
aspetta venerdì e incrocia le dita.

UN GROSSO GRAZIE A TUTTE VOI...

martedì 10 novembre 2009

non ho molta voglia di scrivere, ultimamente...
nemmeno più commento...
mi dispiace, ragazze, se non vi seguo più, se non aggiorno...
sono troppo presa a ricomporre i pezzettini del mio inferno e ad affannarmi a cercare un'uscita che, esisterà?, non sono convinta che mi possa offrire una speranza.
oggi ho mangiato 450 calorie, sto un poco migliorando rispetto ai giorni scorsi, ma il mio peso è in crollo, peso 40,5 chili e nonostante tutto sto calando abbastanza velocemente...
scusatemi se non aggiungo particolari, se non mi dimostro interessata a nulla.
sono apatica, agitata, tristissima.
e tante volte non riesco a trovare neppure un briciolo di speranza.
per ora il mio faro si chiama ricovero. perchè, ebbene sì, hanno cominciato seppur con delicatezza a parlarmi di ricovero.
questo, e gli antidepressivi che mi hanno prescritto oggi, sono le uniche esili ancore di salvezza a cui la mia mente si aggrappa. perchè da sola, per quanto ci provi, non vado avanti più.
è triste aggrapparsi alla speranza di un ricovero e non a quella della felicità, ad un antidepressivo in luogo di un amore. ma è meglio di niente, in quell'oretta al giorno in cui la speranza ce l'ho. perchè spesso non c'è nemmeno quella.

lunedì 9 novembre 2009

malridotta, consumata, ingozzata a forza.
debole, triste, depressa, malandata.
mal di gola, mal di cuore, fitte.
visite domani, visite in cui non ripongo nessuna speranza.
lacrime, disperazione, speranza perduta.
voglia di riposare.
solo riposare.
ho perso ogni forza, ogni capacità di lottare.
vegeto, non spero più.
forse questo vuol dire morire.
cazzo.

giovedì 5 novembre 2009

oggi

ce ne sarebbero di cose da raccontare, oggi.
così tante, così tante.
e come sempre accade per quegli avvenimenti che veramente lasciano il segno, che veramente rendono tristi ed esausti e ti fanno pensare che non ce la farai ad arrivare a domani, per quelli non si trovano le parole.
forse perchè si è troppo segnati per pensarne di adeguate.
forse perchè in fondo si tratta di un niente vestito da tutto, di un avvenimento terribile che a raccontarlo può parere stupido, per chi non sa, per chi non ha vissuto quest'angoscia.
ho scritto qualcosa, comunque. a caldo. perchè la donna che ho chiamato, con il fiato corto, le lacrime agli occhi e il cuore a mille, mi ha detto che mi avrebbe aiutato.
ed è vero, l'ha fatto.
domani lo voglio trascrivere bello ordinato sul computer, per rendermi conto veramente di quello che stavo pensando.
vabbè.
ho esagerato con i preamboli: in realtà non è veramente successo niente.
una banalità.
sono tornata a casa e ho trovato mia nonna che cuoceva il riso nella pentola a pressione. già ero stanca ed agitata per l'orribile giornata scolastica, in più non sapevo quanti dannati grammi di riso mia nonna avesse messo giù...ma quando mia nonna ha sollevato il coperchio della pentola, sono partita.
quel riso era PIENO di burro.
orribile, grasso, disgustoso burro.
e, niente, ho semplicemente avuto una gigantesca crisi isterica.
gridavo, piangevo, sbattevo la testa contro il muro, ad un certo punto sono corsa via a gettarmi sul divano...mi faceva male il cuore e non riuscivo più a respirare, stavo andando in iperventilazione...mi hanno dato una pastiglia di valeriana, ma logicamente non è servita a nulla...
male come sono stata oggi, era tanto che non mi capitava di stare...

oddio...scusatemi, c'è mia madre che mi rompe le scatole assediandomi il computer e ripetendomi che devo andare a dormire...magari vi scrivo tutto meglio domani...
(per la cronaca, comunque, nessuno ha avuto il coraggio nemmeno di propormi di mangiare quel riso...mia madre è seriamente preoccupata per la mia salute...e di questo mi dispiace, ma veramente esagera...ha un nuovo chiodo fisso, che mi ricovereranno...e il bello è che ci crede veramente....
oggi chiudo la giornata con 300 calorie...a cena ho mangiato anche un budino alla vaniglia, per fare contenta mia madre, perchè non l'ho gustato...e così le ho dato l'impressione di aver mangiato di più...
fine della parentesi: scusatemi veramente per come ho scritto, è che non ho tempo...rifaccio tutto meglio domani...per ora buonanotte a tutte, un bacione!!!)

lunedì 2 novembre 2009

that's not a golden cage. only a cage.

piove.
una pioggia fredda e sottile, che lascia la pelle lustrata da miriadi di goccioline, l'ombrello umido e floscio, le mani fredde come quelle di un cadavere, e il cuore anch'esso freddo e vuoto come non mai.
ma perchè è così freddo?
perchè non posso passare un secondo, un solo secondo della mia vita al riparo dal freddo?
esco da scuola. è mezzogiorno e venti, ma pare già sera. il sole oggi non ha voluto vedere la terra. non ha voluto vedere me.
l'auto di mio padre attende. dobbiamo andare per l'ennesima volta a Trento, per una visita medica generale.
gli spiego il mio progetto: mangiare a cena quello che era da tanto tempo il mio desiderio proibito, la mia libidine, il mio peccato mortale: latte, pane e marmellata...due mesi ho passato a desiderare...ed oggi lo volevo proprio...
peccato che, per potermelo permettere, non posso mangiare a pranzo...
mio padre china la testa e non insiste.
arreso.
come io che mi sono ormai arresa alla pulce, ed ormai non riesco più a dirle di no. mi ha ingabbiata, totalmente. ha ingabbiato tutti.
posso impegnarmi, mi impegno: ma la vince sempre la pulce.
troppe, troppe volte. troppe volte.

Centro per i disturbi del comportamento alimentare.
è buffo come ormai sia diventato un luogo familiare, a solo un mese dal primo appuntamento che ho avuto lì.
guardo la pioggia battere sui vetri e penso a quant'è curioso che io sia lì, anzichè a casa, o in qualunque altro posto, e che quella sala d'attesa sia per me familiare, mentre la maggior parte degli adolescenti mai ci verrà...
non era un pensiero autocommiserativo. non era un piangersi addosso. era una semplice constatazione di amara dolcezza.
rumori nel corridoio.
entra una giovane con i capelli biondi divisi in ciocche ondulate, alcune delle quali colorate.
parla con la donna dell'accettazione, chiede di un medico che si scopre non esserci più.
si siede di fronte a me.
ha il volto affilato, gli occhi fissi, è magrissima.
è anoressica.
un'anoressica "vecchia". glielo si legge negli occhi, non credo di sbagliarmi.
cerco di non guardarla perchè mi imbarazza, lei invece non mi toglie gli occhi di dosso. mi fa i compliementi per la mia collana ed intavoliamo una specie di imbarazzato discorso.
le sono grata per questo.
non abbiamo fatto in tempo a conoscerci, ma siamo simili. non importa che sia più grande di me (avrà avuto trent'anni), ma c'era qualcosa nei suoi occhi e nella sua voce che io capivo.
anche lei era familiare in quel posto, o quantomeno doveva esserlo stata un tempo. anche lei aveva il suo tumore nel cuore.

mi chiamano per la visita.
mi misurano peso, pressione, mi controllano il repiro, mi tastano le braccia, le gambe e le spalle con le ossa che sporgono.
la dottoressa, bassissima e con una faccina tonda da gnomo, mi dice che le tocca usare lo stetoscopio per bambini.
-perchè?-, chiedo.
- sei magrissima- è la risposta. la mia bocca si contrae in una smorfia di incredulità.
si accorgono che ho perso altri due chili.
- non stai andando per niente bene, Alessia-
lo so, cavolo, lo so.
non sto andando bene per niente.
continuo a restringere, anche se mi sembra di stare mangiando sempre di più...anche se mi sento sempre più grossa, piena, gonfia...
a tal punto mi deforma la pulce? al punto di farmi credere una mela qualcosa di assolutamente vietato e terribile?
al punto che non riesco a sottrarmi da lei? al punto che 600 calorie al giorno sono diventate troppe, devono essere 400, e già 400 sono abbondanti?
ho paura perchè ci sono invischiata fino al collo e solo ora mi rendo conto che non ne so uscire.
- se vai avanti così, prima o poi bisognerà ricoverarti, sai? e il ricovero non è bello...-
mi stringo nelle spalle. il ricovero non mi fa paura. è troppo lontano.
- ho un largo margine- dice infatti la mia voce.
- mica tanto largo, se vai avanti così...devi impegnarti di più!-

impegnarmi di più. ha ragione.
il brutto è che ci provo tutti i giorni. ma non ci riesco mai.
sentite per esempio cosa mi è successo con la cena.
mi ero detta che avrei dato una botta all'anoressia, che avrei mangiato a cena pane, latte e marmellata, come non facevo da molti mesi perchè era tutto troppo calorico.
era un proposito innocente, giusto, era un proposito buono di guarigione.
ma sentite come l'ha deturpato la pulce, spogliandolo del tutto e rendendolo mortifero.
prima di tutto, niente pranzo; perchè si sa, la cena sarà troppo calorica, quindi eliminaimolo. poi, al supermercato, passo mezz'ora a scegliere la marmellata più dietetica e il pane con meno calorie. stessa cosa per il latte, magro, scremato, misurato fino all'ultima goccia e con l'aggiunta solo di un po' di dietor.
il risultato è che il pancarrè sapeva di poco e la marmellata senza zucchero era amara, e che alla fine, a conti fatti, avevo mangiato meno di quanto faccio normalmente.
ho sorriso ed ho fatto finta che il mio sgarro fosse stato finalmente uno sgarro.
ma era solo uno spettro spaventoso.
avevo mangiato meno del solito e per di più qualcosa di meno appagante. e- novità- avevo quasi fame, ma il mio stomaco era pieno e nauseato.

concludo la mia giornata con 335 calorie.
e la PAURA, una paura strisciante che mi invade piano piano.
perchè mi rendo conto sempre di più che il morso della pulce è di quelli infetti, di quelli che uccidono. e che neanche urlando con tutte le mie forze riesco a sottrarmi al suo abbraccio mortale.
so che è ipocrita duirvelo, ma vi prego, non imitatemi. non consideratemi un modello.
sono caduta ed era una caduta di poco conto, ma ora non so più alzarmi neanche se lo voglio.
e sto cominciando, sto veramente cominciando a tremare.