venerdì 22 aprile 2011

ieri ho proprio alzato i toni con la dietista.
la comunità si sta allargando, ormai siamo dieci ragazze, di cui solo due sono alla fine del percorso, solo due vivono spensieratamente il momento del pasto. rimangono pur sempre quelle otto che guardano nei piatti degli altri, esagerano o restringono, provano fastidio, ritualizzano. l'aceto a tavola va via come acqua, c'è chi usa talmente tanto sale che le fettine di carne, le verdure e la pasta diventano bianche. già da parecchio tempo non viene più portato in tavola il grana, perchè una persona sola riusciva a finirlo in uno o due giorni.
e la dietista, giustamente, dice che bisogna dare un taglio netto a questa situazione.
ma, dio, c'è modo e modo. ho avuto una dietista bravissima che mi ha aiutata immensamente nella prima fase del mio percorso, ma quest'estate è andata in maternità ed è stata assunta una sostituta. sono sicura che la "mia" dietista avrebbe gestito tutto, tutto, in maniera completamente diversa. sentite questa dietista che fa, invece: arriva con la faccia scura, fa il suo annuncio di provvedimenti. ed è una questa che non sai mai se prenderla sul serio o no, le ragazze nuove sono terrorizzate, noi vecchie la guardiamo e ridiamo di certi suoi errori, ingenuità e incomprensioni. Giulia ha cominciato a tremare col ginocchio, intanto. c'è chi prova davvero ansia se solo ci si riferisce al cibo.
poi la cuoca porta dentro il pranzo e la dietista tira fuori due cucchiai e li mette accanto all'oliera. massimo un cucchiaio di aceto e uno d'olio, dall'oliera occorre versarlo nel cucchiaio, dosare e poi versare sulle verdure.
a me non me ne potrebbe fregar di meno, in tutta sincerità, di queste sue misure. ma ho visto la faccia di certe ragazze. ragazze che si portano a casa il piano alimentare e lo eseguono maniacalmente, pesando tutto, dannandosi per tutto. creandosi quasi un disturbo alimentare parallelo, un "disturbo della guarigione". so che il piano alimentare, il controllo e la moderazione sono alleati preziosi all'inizio della guarigione, so che essi verranno comunque superati più avanti per lasciare il posto alla GIOIA DEL NUTRIRSI, o se non altro alla NORMALITà.ma una dietista non dovrebbe essere la prima ad affrontare il problema degli eccessi rinviando a maniere, misurazioni, restrizioni che sono patologiche in sè.
ditemi chi a casa propria o al ristorante si dosa l'olio col cucchiaio!
"ma non vedi come le ragazze ci rimangono male anzichè sentirsi aiutate?" le ho detto "esiste la regola, certo, ma bisogna imparare a regolarsi in maniera umana!".
rimangono pur sempre, da ieri in poi, quegli assurdi cucchiai e cucchiaini in tavola. uno grande per l'aceto, uno piccolo per l'olio. il grana lo mette la cuoca prima di portare in tavola i piatti, sulla pasta di chi lo prende di solito (è facoltativo). vale a dire che quella benedetta ciotolina non la vediamo neanche. e se lo volessi anch'io il grana, una volta per cambiare? sì, dovrei urlarglielo dalla sala prima che faccia le porzioni, per non farla andare e venire troppe volte.
ma che grandissime emerite stronzate. ditemi se un disturbo alimentare si affronta così.