venerdì 13 maggio 2011

vi riporto una favola che mi ha passato la dottoressa che l'anno scorso mi insegnava assertività:


ho sentito dire che la felicità è ESSERE SE STESSI SENZA PAURA. ovverosia: ammettere ciò che siamo e ciò che non siamo, senza quell'alone di paura e di odio che abbiamo sempre avuto intorno.
essere se stessi senza paura, ecco ciò che ci fa re e regine del nostro destino. e se questà è la felicità, tutti i mali che ci sono là fuori nel mondo hanno un'importanza secondaria.
posso essere felice a dispetto loro.
e se sono me stessa senza paura, non ho bisogno di temere gli altri. non ho la necessità di farmi valere alzando la voce o piangendo, se sono intimamente convinta del mio valore.



Un re andava a caccia con il suo cavaliere preferito e con un servitore, quando rimasero separati dal resto del gruppo.
Mandò il servo a cercare l’uscita della foresta. Il servo incontrò un cieco con un bambino, e gli ordinò: “in nome del re, indicami la strada che porta fuori dalla foresta o ti taglio la testa”.
Il cieco gliela indicò e il servo lo seguì.

Dopo un po’ arrivò il cavaliere, mandato allo stesso scopo. Il cavaliere chiese al cieco: “Vi prego, signore, indicatemi la strada per uscire dalla foresta”.
Il cieco gliela indicò e il cavaliere sparì.

Dopo un po’ arriva il re. “Mi sono perduto” disse il re. “Aiutereste questo povero sciocco ad uscire dalla foresta?”
“Certo, vostra maestà” disse il cieco. “Il vostro servo e il vostro cavaliere sono già andati nella direzione giusta”.

Quando il re se ne andò, il bambino chiese al cieco: “Come avete fatto a distinguere il re dagli altri?”
Ed il cieco rispose:
“Solo una persona debole minaccia gli altri, e quindi il primo era un servo. Solo un cavaliere si sarebbe rivolto in tono educato a un contadino, che gli è inferiore. E sono un re poteva assumersi la piena responsabilità per essersi perso”.

3 commenti:

  1. Penso che, effettivamente, essere noi stesse sia una delle cose che faccia più paura di tutte... perc questo per tanto tempo abbiamo cercato di nasconderci dietro una maschera che non era la nostra... dietro un corpo che non era il nostro... dietro sentimenti che non erano i nostri o, meglio ancora, dietro nessun sentimento... perchè i sentimenti possono far male, e quello che può far male e non è controllabile fa paura... Perciò indossare una maschera è più facile, perchè se anche si viene ferite, quella che viene ferita, disprezzata è solo la maschera con cui ci siamo coperte... Mentre toglierci quella maschera e mostrarci per quello che siamo significa anche esporci al rischio di poter essere ferite davvero... Ma allora, la domanda diventa: meglio correre il rischio di provare qualcosa - che può essere negativo quanto positivo, o chiuderci in noi stesse senza provare più niente?
    Credevo di conoscere la risposta... Ora non ho neanche più voglia di pormi la domanda.

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  2. Veggie: io credo che non bisogna mai arrendersi... provare emozioni a volte fa male, tanto..ma ogni volta che provi anche una piccola emozione, conosci più a fondo una parte di te stessa..e solo conoscendoti puoi accettarti, capire quello che ti fa male e quello che ti fa bene, allontanare quello che ti distrugge ed abbracciare quello che ti regala il sorriso. Ma chiudendoti, non potrai mai capirlo..il segreto sta nel togliere a poco a poco la nostra maschera e provare a sopportare anche le critiche senza sprofondare in un vortice. E' dura, ma quando senti il brivido della libertà che arriva quando riesci, anche per un giorno, un'ora, ad essere te stessa, è una sensazione meravigliosa :)

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  3. Davvero bella e significativa..

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