mercoledì 28 luglio 2010

ho trattenuto le lacrime per troppo tempo.
ora le butto tutte fuori, e mi bagnano la faccia, la faccia intera, la bagnano come un sasso su cui il torrente pietoso stende il suo velo lucido e trasparente.
piango e non so se spero.
non so se spero che un giorno non piangerò più.
forse lo voglio ancora.
forse è questo, questo di cui ho bisogno.
piangere e scrivere.
mi sono caricata sulle spalle macigni giganteschi, travi possenti sopra a un corpo non più fragile, a un'anima fragile come e più di prima.
macigni, montagne.
ma ho ancora bisogno di una carezza.
ho ancora bisogno di riempirmi la giornata di cose e ritrovarmi a sera avida di coccole.
forse questo pianto mi insegna qualche cosa.
dovrei smettere di fracassarmi la schiena a sollevare montasgne.
devo smettere di pretendere che non piangerò mai più, che non mi sentirò grassa mai più, che non desidererò una cicca un pianto e un abbraccio mai più.

2 commenti:

  1. si dovresti smettere di non volere più queste cose.

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  2. Piangere non è un segno di debolezza, anzi, significa affrontare i nostri spettri e non reprimerli, anestetizzandoli con i sintomi alimentari e tutto il resto, per cui accogli questo pianto come una cosa necessaria per stare meglio e annientare questo dolore immenso...
    Ti seguo da molto tempo, dall'inizio del tuo blog precedente più o meno,anche se non ho mai commentato, volevo dirti che ti sono vicina e combatto insieme a te..
    Ti mando un abbraccio fortissimo!

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